Il numero di persone affette di celiachia continua ad aumentare: dal 2012 al 2014 è aumentato di oltre il 15%. La celiachia, malattia autoimmune la cui unica cura è una dieta priva di glutine, è stata definita malattia sociale, poichè investe famiglia, scuola, strutture sanitarie e mondo del lavoro. E il fatto di essere definita tale ha fatto in modo che fosse inclusa nel programma statistico nazionale, per approfondirne i meccanismi di sviluppo e propagazione.
Da dati statistici del 2014, la celiachia colpisce 172.197 individui, 8mila in più rispetto al 2013 e 23mila in più rispetto al 2012. La metà delle persone affette da celiachia vive al Nord, mentre diventa minore verso Sud e Isole. La diffusione è per lo più femminile, con 121964 casi contro solo 50233 uomini affetti. Ma le analisi statistiche, basandosi su “previsioni”, stimano che i “potenzialmente” affetti da celiachia siano quasi l’1% della popolazione italiana, quasi 600mila persone.
La celiachia viene scoperta prevalentemente in età infantile, anche se la maggior parte dei celiaci è adulta: i bambini sono una percentuale inferiore al 10%. Scientificamente parlando, la celiachia è una malattia autoimmune dell’intestino tenue: se un celiaco ingerisce glutine, il sistema immunitario interviene danneggiando i villi intestinali e provocando un assorbimento sbagliato delle sostanze nutritive. Ma quali sono i sintomi che possono far sospettare di essere affetti da celiachia?
Ne vengono indicati 19: disturbi intestinali cronici (dolore addominale, stipsi o diarrea), frequenti afte in bocca, orticaria, disturbi nella fertilità e carenza di ferro, oltre molte altre. La diagnosi avviene attraverso esami del sangue, esami genetici (test del dna) e in alcuni casi anche biopsia. Il fatto è che la patologia della celiachia ha un quadro clinico variabilissimo, come ricordato dalla A.I.C. (Associazione Italiana Celiachia), e risulta piuttosto difficile, da parte dei medici, intercettare i casi sospetti.
Non si guarisce dalla celiachia, ma la si può curare con diete adeguate, onde evitare rischi quali il linfoma intestinale